Adattamento del sito pubblicato nel 2001
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La proposta di utilizzare la fiaba di Andersen come ispirazione per un'opera satirica, in cui si sottolineava la vacuità di certe manifestazioni artistiche venne dall'Associazione Musicale "Il Diapason", nella persona di Aldo Jani Noè, nel 1993 che mi chiese di curarne sia la trasposizione che i testi. L'obiettivo era quella di creare un opera in cui la rappresentazione teatrale e la musica da camera fossero amalgamati in modo risultare un'unica espressione artistica. Nell'aprile del 1994, praticamente allo sbaraglio, riuscimmo a mandare in scena due serate consecutive al Teatro San Salvatore. Dopo sette anni ecco una nuova possibilità: "Il Re nudo, completamente riscritto, va di nuovo in scena. Gli intenti erano chiari nel' introduzioni che preparai per il libretto dell'edizione di Sant'Agata Bolognese del 18 maggio 2001. “Il Re Nudo” potrebbe sembrare un’opera reazionaria. Si muove nel delicato campo delle contestazioni come un piccolo serpentello, intento a trasmettere il messaggio dei suoi creatori. Tranquilli: non si tratta di mele rosse e succulente. Vi lasceremo calmi e placidi nel vostro Eden virtuale, se lo vorrete. Come dicevo, potrebbe sembrare un’opera reazionaria, intenta a cancellare tutto ciò è stato creato negli ultimi decenni in materia di Musica Classica. L’obiettivo della contestazione, invece è un altro. “Il Re Nudo” è pieno di simbolismi verbali e sonori. Simbolismi posti a sottolineare uno status che ormai imperversa e che i conoscitori contemporanei di questa forma artistica criticano senza mezzi termini. Io sono sprovvisto di una pulsione così forte sull’argomento essendo più moderato e avendo una visione che abbraccia più la sfera delle intuizioni, delle atmosfere dei singoli accordi. Sono figlio di sonorità più popolari, meno ponderate, più istintive, ma non per questo non comprendo quale sia il problema di certi “artisti” che “scoprono l’acqua calda”. Il loro problema non sta tanto nell’averlo fatto quanto nel come si pongono agli altri nel farlo. Hanno magari buone intuizioni ma il loro desiderio di creare a tutti i costi “cose nuove”, di creare “cose mai sentite” li rende, nella maggior parte dei casi, ciechi e presuntuosi al punto che ogni “peto”, che ogni “scroscio assordante” assume il valore di arte. Adesso, prescindendo dal significato di Arte, parola di origine greca che sta ad indicare tutto ciò che è creato dall’uomo (da qui la parentela per nulla palese tra le parole “Arte” e “arto” inteso come parte del nostro corpo), si deve puntare sull’umiltà di certi altri (rari) artisti per avere un’idea lucida e distaccata della differenza che passa tra ciò che l’uomo può fare e ciò che l’uomo fa di veramente, universalmente bello. Sto parlando del “Capolavoro”, il lavoro supremo di un individuo. E difficilmente, di recente, si sono viste o udite opere di questo livello. Siamo in balia di individui che si atteggiano a “illuminati” per coprire le proprie lacune. Ed è proprio l’assenza di umiltà di questi così detti “artisti” che colpisce e ferisce. “Il Re Nudo” parla di questo. È questo il messaggio: tutti gli strumenti suonano ma tra i suoni e la melodia c’è un abisso. Questi individui si devono rendere conto che le opere d’arte hanno un unico trait d’union: devono essere fruibili a tutti. Quando il messaggio è per pochissimi eletti (quasi sempre parenti di primo e secondo grado degli artisti o altri individui legati loro da interessi di vario tipo) l’essenza stessa del messaggio è fallita. La comunicazione è abortita. I capolavori esistono ed esisteranno sempre: non possiamo fare a meno di rimanere estasiati di fronte alla loro magnificenza. Quindi non abbiate più paura di dire che quel tal quadro astratto non vi dice assolutamente nulla, che quel film con tanti volti slavati è scialbo, che quel libro non è un capolavoro solo perché lo leggono centinaia di migliaia di persone, che quella musica non vi piace. Senza questa paura, statene certi, certe mediocrità assumeranno il loro vero valore o, molto meglio, si estingueranno in pochissimo tempo. Claudio Mauricio Crimi Trigona In treno tra Bologna e Ravenna, 23 aprile 2001
La storia
Rappresentazioni
Personaggi
Il "gruppo"
Il Re Nudo
(C) Claudio Mauricio Crimi Trigona